mercoledì 30 luglio 2008

Guangxi – tappa 3. La crociera sul fiume Li

E questa era, in ordine di aspettativa, la seconda tappa alla quale tenevo di più mentre mi programmavo il viaggetto e raccoglievo informazioni un po’ ovunque!
Siamo quindi di nuovo a Guilin come “punto di appoggio”. Guilin, come già ripetuto più volte in precedenza, è una città piuttosto sbilanciata verso il turismo e come tale mette a disposizione dei turisti da coccolare tutta una serie di facilities. Fra queste vi è un’ottima capacità organizzativa da parte degli hotel e degli ostelli vari affinché i turisti riescano ad avere informazioni precise sui luoghi da visitare nei dintorni e su come aggregarsi a gite organizzate. Al contrario della gitarella alle terrazze di Longji, capirete come non sia possibile improvvisarsi turisti per una crociera sul fiume, la cui partenza è ben lontana dal centro città e per la quale occorre prenotarsi almeno la sera prima!


Ma non è niente di difficile: basta far sapere alla reception del vostro albergo, uno qualsiasi, che avete intenzione di partire per la crociera e il gioco è fatto: la mattina seguente una guida, che si fa il giro di un tot di alberghi, verrà a prendervi per infilarvi in un bus diretto al porto fluviale, da dove i traghetti partono tutti assieme e una sola volta al giorno. Il prezzo della crociera è stato di ben 35 euro, mortacci loro!! E ci è andata pure benino! Tranquilli, infatti, non faticherete a trovare offerte molto più costose tipo 40 o 50 euro, dipende da chi riuscirà a fregarvi meglio! ^__^
Stesso tipo di organizzazione è riservata alle altre bellezze da visitare, terrazze di Longji comprese!







Il fiume Li è un corso d’acqua antichissimo che serpeggia fra picchi carsici erosi da acqua fluviale, roccia e soprattutto vento, per milioni di anni. Il risultato è un’ammucchiata di basse colline, alcune molto aguzze, coperte di verde che si estendono per chilometri e chilometri come i grafici 3D delle funzioni più complesse! Oh allora, ognuno vede la poesia un po’ dove gli pare eh!!





La gita è cominciata subito male: la nostra guida cinese ci dà dei distintivi adesivi, un po’ come si fa alle Feste dell’Unità, con impresso il muso del panda. Ci ha detto che questo gli serviva per distinguerci fra “la folla” di altri turisti stranieri, dato che, cito quasi testualmente, "a me gli stranieri sembrano quasi tutti uguali e non riesco a distinguerli fra loro".
Io inizialmente penso a quanto sia paradossale che un cinese venga a dirmi questa cosa. Poi, ripresomi dallo shock, do un’occhiata al canadese che mi sta vicino, alto, bello, biondo, occhi azzurri…e mi sento anch’io un po’ Bradd Pitt! ^__^’

Per fortuna quello è stato solo un falso allarme! Infatti la guida, che aveva minacciato di spiegarci quali figure avremmo dovuto vedere in alcuni dei picchi più famosi (un po’ come si fa con le nuvole o con le formazioni calcaree nelle caverne), quando ha visto che pochi se lo cacavano si è messo da parte e non ha più rotto i coglioni per il resto del viaggio!

Il paesaggio che si può godere dal fiume non ha eguali…la crociera percorre circa 80 km di fiume, per un totale di circa 3-4 ore di viaggio (sotto un sole ingrato ma impietoso) e ad ogni ansa lo scenario riesce a meravigliare. I picchi riescono a disegnare dei panorami di una bellezza straordinaria e pare che il momento migliore per vederli sia quando sul fiume aleggia una leggera nebbiolina che dà un velo un po’ spettrale, oppure al crepuscolo.





Ovviamente a noi è capitato di poter godere di suddetti scenari con un bel “contro-sole”, che
ha permesso di sciorinare una copiosa sequela di bestemmioni indirizzati ad Apollo. Le prime foto infatti sono tutte un po’ “sbiadite” e c’era una nebbiolina che non “aleggiava” bensì “copriva” …:@*§*###





Ma vabbè, l’importante era ciò che si poteva godere dal vivo! Le formazioni in questione sono enormi, sembra di esserne inghiottiti!! Molti picchi sovrastano il fiume come dei giganti, mentre sulle sponde sabbiose si possono notare villaggi, barche di pescatori e qualche bufalo d’acqua con le sue splendide corna!





Ad un certo punto le nostre imprecazioni sono state ascoltate (con le maniere buone si ottiene tutto!) e il sole è stato coperto da un po’ di nuvole. A quel punto abbiamo potuto godere di colori più belli e apprezzare la lussureggiante vegetazione che impera in questi luoghi! I contrasti nati dal verde-grigio del fiume, il color lapis della roccia e il verde acceso dei cespugli e degli abeti creava dei veri e propri dipinti. La leggenda narra che i pittori che hanno cercato di vendere i quadri ricavati da questi paesaggi, non siano stati creduti riguardo la reale esistenza di questi luoghi…





Avete mai visto una banconota da 20 yuan? Da una parte c’è il solito faccione di Mao (onnipresente su tutte le banconote), dall’altra c’è un dipinto che ritrae il paesaggio visibile da una sponda del fiume Li. Ovviamente ho provato a fotografare il punto nel migliore dei modi possibili, ma il risultato è stato scarsino e la somiglianza è dura a vedere!!






Le ore di navigazione sono passate abbastanza veloci, anche se stare sul ponte del traghetto era impresa da eroi vista l’insolazione presa il giorno prima sulle risaie! A bordo c’è stato anche offerto il pranzo con birra inclusa, ma visto il prezzo della crociera direi che era il minimo!

L’approdo della nave era a Yangshuo, luogo destinato alla quarta e ultima tappa di questo viaggio! La cosa che mi ha colpito nel porticciolo della città sono state le barche/baracche (si, sembra una sciarada!!) dove vivono, quasi a mo’ di ROM, diversi pescatori della zona che si son creati i loro stanziamenti sessili e organizzati di tutto punto sulle sponde del fiume. Come potete vedere non mancano stendi-panni, ombrelloni e l’immancabile parabola! O___o
Direi che è un modello di villaggio piuttosto interessante e particolare: aver casa in una barca, una cosa che ho sognato più di una volta!





Lo sbarco è stato piuttosto traumatico, in quanto i turisti vengono immediatamente assaliti, nel vero senso del termine, da persone che vogliono proporti un albergo o un luogo per mangiare, insistendo in maniera anche piuttosto fastidiosa. Mi sono liberato di una tipa solo dopo aver quasi gridato “Leave me ALONE!!”.

Scansando i vecchi pescatori che si fanno fotografare coi loro “cormorani da pesca” per qualche yuan, ci siamo agganciati al canadese che mi somiglia (si, quello alto, biondo e con gli occhi azzurri) perché eravamo convinti che conoscesse l’ostello più figo della zona e col miglior rapporto qualità/prezzo…e mi sa che c’abbiamo azzeccato, passando un paio di serene serate in compagnia di gente da tutto il mondo, su una carinissima terrazza all’ultimo piano e che dava su una splendida vista…


domenica 27 luglio 2008

Guangxi – tappa 2, parte 2. Zhongliu e la nostra fedele guida Yao

Proseguendo la nostra camminata per le risaie a terrazzo, alternando freschissimi e verdissimi boschi di bambù a panorami spettacolari, ci siamo imbattuti più volte nei contadini, ma soprattutto le contadine, della zona.





Appartengono quasi tutte alla minoranza Yao, famosa per aver portato il paese di Ping’an nel Guinness dei primati in quanto le donne hanno i capelli più lunghi al mondo. Più che un’usanza è più un costume religioso: le donne tagliano i capelli solo una volta a 18 anni, dopodiché non li tagliano mai più, li fanno arrivare fino ai piedi e oltre e per portarli senza impazzire, col caldo che fa, li ammucchiano in una sorta di turbante sopra la testa…avranno tutte un collo come Mike Tyson queste!!





Una di queste signore ha deciso di adottarci. Ci ha fermato, ci ha chiesto se stavamo andando a Zhongliu (il paesino che stà a metà fra le due contee, vedere la cartina del post precedente) e si è “offerta” di accompagnarci, ovviamente implicitando un compenso finale. Abbiamo ripetuto in mille lingue che non ne avevamo bisogno, che la strada era facile e quindi non si doveva disturbare. Niente, si è appolpata alle nostre costole cercando di spaventarci parlando di enormi difficoltà di cammino e migliaia di bivii.
La stradina per Zhongliu era invece molto semplice e durante il cammino abbiamo escogitato più piani per sbarazzarci nei modi più cruenti della fottuta vecchia, abbiamo anche provato a seminarla, ma l’unica volta che pensavamo di esserci riusciti era perchè lei si era fermata a farmi un cappellino con delle frasche di felce! Bellina, si era preoccupata per il sole che stavo prendendo alla testa, che ne sapeva lei che il mio rincoglionimento è un caso genetico!! A quel punto abbiamo pensato che se non li puoi battere te li puoi fare amici, così ci siamo rassegnati alla sua presenza costante. Dopo essersi offerta di farci una foto, dopo aver visto che cercava pure la luce migliore per scattare con le nostre digitali e dopo aver visto che in quel remoto angolo di Cina lei aveva un cellulare cazzutissimo e modernissimo, abbiamo pensato che la nostra 45enne signora contadina era “troppo avanti” e alla fine ci siamo anche affezionati!





La giornata non si stava mettendo per il meglio e delle nuvolacce nere sopra di noi minacciavano le restanti 4-5 ore di trekking…e in collina, con pietre e scalini scivolosi, può non essere simpatico. Chiedo ad un gruppo di contadini appena incontrati se secondo loro verrà a piovere e al mio “xia yu ma?” rispondono con un insindacabile e inappellabile “mei you”, detto con una tale sicumera da non lasciar adito a nessunissimo dubbio, ma abbiamo mantenuto il nostro scetticismo da sciocchi occidentali. Non ha piovuto, nemmeno una goccia!! Anzi, mi sono beccato un’insolazione come non mi succedeva dall’adolescenza, chiaro segno punitivo da parte del Dio della Montagna perché avevamo messo in dubbio l’infallibile saggezza contadina!

Arriviamo finalmente a Zhongliu, decisamente molto molto meno turistico del precedente villaggio. Le parabole non mancano nemmeno qui, ma è evidente fin da subito che tira un’aria completamente diversa, molto più antica e tradizionale. Le persone sono tutte gentilissime e ci accolgono con grandi sorrisi!!





Dopo che la signora ci ha ipnotizzato con il mantra “c’è da camminare molto quindi dovete mangiare ORA, che fame, che sete, che caldo, che fatica” accettiamo di buon grado che la nostra guida ci prepari il pranzo! Si fa prestare la casa da uno del villaggio e va a raccattare un po’ di verdure e uova fresche: in una ventina di minuti un profumino spettacolare si propaga fino ai nostri centri della salivazione! Fagiolini lessi, patate fritte, riso in abbondanza (ovviamente locale, buonissimo e profumatissimo, tutto un altro riso rispetto a ciò che mangiamo noi!), uova strapazzate con erba cipollina, cetriolo con zucchero sopra, insomma un vero pranzo contadino che può sembrare poca roba, ma alla fine eravamo pieni come otri! Fra l’altro ci hanno anche portato due belle tazze di mi jiou, un liquore dolce ottenuto dal riso, veramente buono e anche ben gradato!! Altro che quella merda dell’er guo tou!!





Tutto squisitissimo, ma ci avrei scommesso la canottiera! ^__^
Cerchiamo di mollare lì la nostra guida ma…macchè, non ne vuole sapere e alle mie proteste basate sul fatto che la strada per Zhongliu era una sola e non un labirinto come lei ci aveva fatto credere, la nostra eroina ci risponde che d’ora in avanti la strada sarà davvero un labirinto (ma guarda te il caso!!) e che DEVE venire anche lei!

E stavolta aveva ragione!! Le stradine e i sentierini si moltiplicano, ma quel che è peggio è che spariscono le indicazioni per il villaggio successivo, Dazhai!! Stavolta camminiamo davvero tanto, sembra di non arrivare mai, ma con la nostra guida dalle gambe d'acciaio ci sentiamo al sicuro e ci rilassiamo godendoci la passeggiata, che ci regala altri paesaggi e altri incontri interessanti. Fossimo stati da soli avremmo sicuramente pensato ogni 10 minuti di esserci persi, la mappa che ci avevano dato era totalmente senza senso!! In una delle prossime foto si può anche vedere un rustico lavatoio per i panni!





Arriviamo finalmente a Dazhai, un altro villaggio famoso per i suoi “punti di osservazione” delle risaie a terrazzo e dove abbiamo ritrovato i segni di uno sviluppo turistico che sta dilagando!
Lla passeggiata di tutte quelle ore, nonostante il sole impietoso, meritava, per tutto! Per i paesaggi, per il relax, per la signora, per le mondine incontrate, per i boschi, per le fonti…faticoso ma bello, anche se abbiamo trovato qualcuno che ha trovato modi più rilassanti per arrivare nei punti chiave e godersi il paesaggio! O__o





È arrivato quindi il momento di lasciare anche Dazhai e tornare indietro a Ping ‘an a riprendere gli zaini, per poi tornare alla strategica Guilin! Ma l’avventura non è finita! Il furgoncino-navetta che ci deve riportare al paesello di partenza è guidato da un pazzo furioso che corre su una strada sterrata ma che in compenso presenta varie frane fresche fresche da una parte e un piccolo burroncello dall’altra, ovviamente tutto quasi senza protezioni! E come se non bastasse troviamo la strada sbarrata da dei grossi tronchi di legno, che ci fanno pensare ad un’imboscata stile far west.





Ci tocca quindi scendere e rimuovere a mano l’ostacolo, e vabbè, cosa tocca fà pe’ campà!!
Alla fine riusciamo a rispettare i programmi e a tornare a Guilin: il giorno dopo ci aspetta la crociera sul fiume Li!

giovedì 24 luglio 2008

Guangxi – tappa 2, parte 1. Longji, la via per il paradiso

La seconda tappa del mio viaggetto nella provincia autonoma del Guangxi, era quella dalla quale mi aspettavo di più, che da più tempo bramavo e nello stesso tempo era anche quella che più mi preoccupava in quanto situata in una zona veramente fuori mano rispetto alla “civiltà”. Il luogo è presentato come culla di almeno 4 minoranze etniche, ognuna delle quali indossa costantemente abiti tipici e che vivono in case costruite interamente in legno con uno stile simile alle palafitte. In pratica l’impressione era quella di allontanarsi dalla città per andare in mezzo a delle specie di tribù in grado di modificare intere colline e interi paesaggi per la coltivazione del riso, conferendogli però forme magiche e incredibili che a mio avviso rientrano nella sfera dell’arte!

Ovviamente l’intenzione era quella di arrivare là con le proprie forze e senza l’ausilio di guide o gite organizzate. Ovvero “alla porcona”, come và và, doveva essere un’avventura! Un po’ lo è stata, ma ho dovuto assolutamente mettere da parte l’idea “tribale” che mi ero fatto di quei luoghi! Arrivarvi e tornarvi non è affatto banale e ho pensato allora di stilare una piccola guida per il “turista fai-da-te” che ha intenzione di partire alla volta di questi luoghi senza dover esser costretto dai tempi imposti da altri o da guide il cui scopo è spesso quello di portare il turista per “negozi convenzionati”.

Trovate il PDF della guida per arrivare alle “risaie a terrazzo costruite sulla schiena del drago” (dragon backbone rice terrace fields) a QUESTO link! Ma quanto sarò buono!! :)

Dopo aver raccattato il mio fedele veterinario alla stazione di Guilin ed aver oltrepassato di molto la stazione dei bus dalla quale dovevamo partire (cosa dicevo delle mie preoccupazioni? si comincia bene!), riusciamo a infilarci non senza difficoltà sul bus per Heping che ci avrebbe avvicinato alla contea di Longji nella quale si trova il villaggio di Ping’an abitato soprattutto dall’etnia Yao.
Si, lo so che sembra un po’ la storia di Pdor figlio di Khmer ecc. ecc., ma se vi concentrate vedrete che non è così complicato! ^___^
Altra contea importante per le risaie a terrazzo è quella di Jinkeng, il cui villaggio centrale è Dazhai, al quale si può arrivare, se si ama il trekking, attraverso un sentiero che collega Ping ’an a Zhongliu e quest’ultimo a Dazhai. Questo per farvi capire il percorso che abbiamo fatto. 5-6 ore e il gioco è fatto! O___o


La cartina sotto può aiutare a orientarsi in questo labirinto di nomi, cartina che ci hanno dato ad una specie di chek in al quale ci hanno spillato 50 Yuan (circa 4,5 euro) per accedere alle contee sopraccitate, mortacci loro!.





In realtà stà cartina ci ha fatto molto penare prima di capire che le posizione relative dei paesi erano più o meno geograficamente giuste…le distanze NO !!! Ecco che quando sembrava dover essere a due passi dal paese, in realtà eravamo ancora a un ora di cammino!!

Ci accorgiamo subito, quindi, che i cinesi e anche gli indigeni abitanti delle “tribù”, hanno capito perfettamente che il turista è strizzabile come un limone. Dopo il pedaggio, infatti, notiamo con disappunto che l’ingresso del villaggio è tutt’altro che contadinesco. Il sentierino, rifatto da poco, che portava al paese era in realtà un filotto interminabile di negozietti nuovi nuovi carichi di souvenir, quasi delle forche caudine dove ad ogni passo si era invitati a comprare. Primo addio al soggiorno fra i “non civilizzati”!! Il villaggio vero e proprio compare poco dopo e dà tutta un’altra impressione. Le case, molte trasformate in strutture di accoglienza, che ci si parano davanti sono delle vere e proprie palafitte (ideali per combattere le masse d’acqua e gli smottamenti durante la stagione delle piogge), e appena entrati nel vivo si viene investiti subito da un odore di legno e resina. Decisamente suggestivo!





La donnina che ci ha convinto a dormire e mangiare nel suo “bed & breakfast” (in realtà solo bed!) ci chiede subito della cena per aver tempo di prepararla. Ci fa vedere la cucina, sorprendentemente pulita e che si presentava secondo standard quasi europei, se non fosse stato per una retina sul lavandino con 3-4 rospi dentro, vivi (freschi) pronti per esser cucinati a richiesta! Scelgo una pietanza a base di pollo e mentre ci incamminiamo per una passeggiata aperitiva la donnina mi grida da lontano “ke yi maaaaaaa??”…mi volto e mi sta sventolando un pollo per chiedermi se la bestia è di mio gradimento, come si fa coi pesci nei buoni ristoranti!! Rispondo che va bene e in men che non si dica gli tira il collo…mi son sentito in colpa per almeno 30 secondi, poi abbiamo proseguito la passeggiata per i vicoletti, la gente del posto e le piccole stallette per gli animali.





La cena era ottima: pollo ruspante e pescetti di ruscello accompagnati da birra ma disturbati da una bambina obesa (e niente affatto stitica a giudicare da come lasciava il cesso, condiviso) in vacanza nel nostro stesso B&B e che voleva mostrarci il suo discreto inglese proprio durante la cena!

Di sera abbiamo avuto un altro assaggio di come i contadini si siano accorti che il turismo paga più dell’orto, dato che in un villaggetto di meno di 200 abitanti indigeni si può contare un numero di bar, pub e hotel (tutti ricavati in costruzioni tipiche restaurate o costruite ex-novo in stile) eccessivamente alto. Oltretutto erano in stile così occidentale e così ben curati nell’arredamento da far pensare che ci sia stata la mano di pesanti finanziamenti cinesi dietro. Non è possibile che dei contadini, che hanno visto i primi stranieri meno di 10-15 anni fa, riescano ad avere il gusto di buoni architetti e a trovare i soldi per tali adattamenti stilistici e per i materiali usati, riuscendo a campare di questi esercizi che erano praticamente TUTTI senza avventori a parte noi!! C’è da dire che coi prezzi che avevano (paragonabilissimi ai prezzi italiani) basta un cliente a settimana per vivere lassù e potersi permettere la Tv con la parabola, presente in tantissime abitazioni! Il mio pollo al forno, per es., è costato 60 yuan (quasi 6 euro), mica male per esser stato acchiappato nel cortile!!





Al mattino sveglia col gallo!! Maledetto…probabilmente erano le 5 o le 6 del mattino, ma ci siamo riaddormentati e ho pensato che avrei potuto vendicarmi chiedendo l’inopportuno animale per pranzo, ma dovevamo andare per terrazze!!

Finalmente le famose risaie di Longji, il vero motivo per il quale mi trovo in questo villaggio! Comincia quindi la lunga giornata di trekking. In realtà basterebbe anche solo 30 minuti di camminata per vedere lo scenario di Ping ’an, ma volevamo arrivare nell’altra contea per non perderci neanche un angolo della cosiddetta“via per il paradiso”.

Le terrazze più famose e belle sono in effetti quelle del villaggio che ci ha ospitato. Cominciate a costruire sotto la dinastia Yuan nel XIII secolo, queste coltivazioni a terrazzamenti sono in assoluto le più belle che si possano sulla faccia della terra. Al contrario di molte altre popolazioni nel mondo, questi contadini non si sono limitati a “scalettare” i fianchi di qualche collina ,bensì hanno modificato, anzi rosicchiato, intere colline, fino alla cima e per un vastissimo territorio. Il risultato, invece di fare inorridire per l’eventuale sconvolgimento del paesaggio, è clamoroso e lascia assolutamente senza fiato. Io stentavo a credere di essere (finalmente) lì, lo sguardo viene veramente riempito dai giochi di luce che queste geniali soluzioni creano!





L’acqua piovana viene raccolta in un laghetto in cima alle montagne (non so se sia artificiale o meno…) e lasciata scorrere dalla terrazza più alta a quella più bassa. Ogni terrazza è infatti come una specie di vasca, con uno scolo che lascia fluire l’acqua verso la vasca sottostante. In questo modo tutte le piantine di riso sono sempre immerse nell’acqua di cui hanno bisogno. I contadini piantano i giovani virgulti nella fanghiglia, stando bene attenti a rispettare lo spazio di cui ha bisogno ogni singola piantina. La loro precisione è maniacale, direi “da cinesi”!!





Pare che la stagione migliore per la visita sia fra aprile e maggio, ma ogni stagione dà alle risaie un aspetto diverso e altrettanto bello. A primavera le vasche sono coperte d’acqua e i giochi di luce e riflessi creati dal sole (specie al tramonto) hanno reso famose queste colline. D’estate il riso cresce e tutto si copre di un manto verde come abbiamo potuto vedere noi, mentre in autunno, unico momento dell’anno per la raccolta in questa zona, le spighe maturano e tutto diventa dorato come tanti campi di grano a scalini. D’inverno, con le colline coperte di neve, lo scenario è meno interessante.





Direi di prendere una pausa per questo racconto, visto che l’entusiasmo e la freschezza dei ricordi stanno rendendo questo post di una lunghezza insopportabile! Rimando quindi la descrizione della passeggiata e l’incontro ravvicinato con la parte più contadina delle contee alla prossima puntata!