A Pechino piove poco. E quando piove non tutti portano l’ombrello, forse perché amano le piogge acide o sono fiduciosi che possa spiovere presto. In effetti in 3 mesi di permanenza qui, solo per 1 giorno o due ho dovuto sopportare l’uggia della pioggerella che non ti fa uscire.
Insomma, l’icona del cinese è esattamente l’opposto di quella dell’inglese bombetta-ombrello!
Ma adesso stanno cominciando le belle giornate e a volte il sole splende senza essere velato dalla spessa coltre di inquinamento! E cominciano a comparire gli ombrelli, stavolta in numero decisamente maggiore rispetto alle poche giornate piovose! Eh si, non mi sono bevuto il cervello né son capitato a casa del Cappellaio Matto e, come vedete, ho le prove!
Nella foto è ritratta una tipica scena pechinese in una limpida, calda e afosa giornata soleggiata!! Le donne qui in Cina temono il sole come uno dei loro peggiori nemici, sissignori, come i cosi lì, come si chiamano….
…quindi durante le giornate di sole le signorine vanno in giro con l’ombrello!! Ora, dato che non ci stupiamo di vedere immagini di cinesi e giapponesi dotati di mascherine da chirurgo mentre vagano per le città (forse per nascondere i canini succhia-sangue?!?! ^__^), saremmo tentati di immaginare che si riparino dal sole per evitare tumori o invecchiamento della pelle: niente di più errato!
Le ragazze cinesi non vogliono abbronzarsi!! La pelle bianca è ritenuta un attributo di bellezza esattamente come era considerata tale in Europa fino ai primi decenni del XX secolo!!
Il motivo principale è lo stesso che vigeva da noi: sono i contadini e coloro che svolgono i lavori più umili che, costretti a lavorare all’aperto e sotto il sole, hanno una pelle scurita dallo stellone!! Una pelle pallida è sinonimo di bellezza e indice di nobiltà o comunque di una situazione sociale più elevata.
Più volte mi son sentito dire da delle ragazze: “come sei bianco!!”, con un tono che pensavo volesse intendere “mamma mia, sei bianco come un culo, fai schifo!!”®, invece erano proprio invidiose del mio colore!!
In effetti, se ci pensiamo bene, possiamo facilmente ricordare che il cosmetico più utilizzato ed evidente delle donne asiatiche (specie cinesi e giapponesi) è il cerone bianco che rende la loro pelle candida come il latte!! In realtà questo cerone ha anche un’altra funzione, quello di rendere meno lucida la pelle: le cinesi hanno, generalmente, una pelle piuttosto grassa che tende ad apparire molto lucida, una sensazione di unto che è effettivamente anti-estetica! Se le donne europee cambiano aspetto in maniera radicale a seconda che si trucchino o meno, le cinesi struccate sono sempre uguali da lontano, ma da vicino sono decisamente più sgradevoli all’occhio!! Una bella passata di fard bianco asciugante e opacizzante e diventano meno inguardabili!
In occasione del loro matrimonio, le ragazze si fanno fotografare prima e dopo il trucco-cerone (che per questo tipo di occasioni è molto più pesante): fra opacizzazione e gioco di luci ho visto delle ragazze, bruttine dal vivo, diventare belle come attrici!!
Quindi le ragazze cinesi sono letteralmente terrorizzate dal sole e se ne vanno in giro con ombrelli e ombrellini evitando accuratamente di esporsi. Il bello è che le si possono vedere passeggiare anche 2 a 2 sotto lo stesso ombrello proprio come quando piove e uno dei due si è dimenticato di portarsi appresso il suo!!
Una scena decisamente comica! Ma niente in confronto a quelle ragazze che non hanno nemmeno voglia di fare la fatica di tenere in mano un ombrello!! Nella foto che seguirà non è inquadrato un saldatore e nemmeno un addetto alla falciatrice…
La maschera integrale che porta questa signorina serve per riparare la pelle del viso dall’infausta abbronzatura e ha il vantaggio di lasciare libere le mani. Proprio per questo motivo è utilizzatissima da chi deve andare a fare la spesa o chi deve guidare la bicicletta, ste cinesi le pensano proprio tutte!! La cosa è paradossale: che senso ha coprirsi interamente con una sorta di burqa per non scurirsi la pelle del viso, se poi nessuno può guardarti in faccia?!?!
E se all’improvviso spunta il sole, come fa un temporale estivo, e non si ha l’ombrello? Beh, in quel caso si è proprio nei guai e non è raro vedere donne che provano a schermarsi con le mani o con un libro, una cartelletta…certo che la differenza con le donne italiane, soprattutto con certe “professioniste dell’abbronzatura” (ovvero quei tizzoni di carbone unte di abbronzante in grado di passare ore e ore e ore sotto il solleone più crudele), è quantomeno singolare!
Devo dire che fa piuttosto impressione veder ripetere col solleone gli stessi gesti che si vedono fare durante le nostre giornate piovose (aprire l’ombrello appena si esce, chiuderlo nei punti riparati dal sole o quando si entra in un locale…), però tutto sommato se ci si rilassa un attimo si può immaginare di vivere nella città delle figlie di Mary Poppins!! ^___^
giovedì 29 maggio 2008
Vampiri...
lunedì 26 maggio 2008
Primi bocconi con i bastoncini
Non ho molto tempo in questi giorni per aggiornare il blog, poi vedrete perché, anche se solo a pensarci mi sento più che ridicolo!! Brevemente dirò che sono stato assoldato – la motivazione è semisconosciuta e misteriosa – per la registrazione di un video in favore delle vittime del terremoto. In pratica canto e mi tocca anche fare le cose per bene: ascolto collettivo del pezzo, divisione delle frasi da cantare individualmente, registrazione del video, registrazione audio in sala incisione…insomma sono un po’ di giorni che mi stanno spolpando (ieri 6 ore di registrazione, lasciamo stare!).
Però avevo da tempo una chicca, tanto per restare in tema di video, che avevo registrato grazie ad un’enorme botta di culo qualche giorno fa: il momento in cui i genitori insegnano al proprio bimbo a mangiare con i bastoncini, questi attrezzi tanto odiosi quanto utili per mantenere la linea (e chi ha la pazienza di mangiare, coi bastoncini, i quantitativi di roba che un occidentale è in grado di ingurgitare?!?!)!
Se è difficile insegnare al proprio bimbo ad usare prima il cucchiaio poi la forchetta e infine coltelloeforchetta senza uccidersi ma sporcando ovunque, non riesco ad immaginare cosa possa voler dire insegnare l’uso delle bacchette!! Soprattutto se penso al fatto che almeno l’80% degli italiani che va al ristorante cinese si ostina a chiedere cafonamente “coltello e forchetta” (dati statistici arbitrati dal mio capriccio e pertanto insindacabili)!
Ci sono vari stili per tenere i bastoncini. Quello che secondo me è più facile prevede l’uso di sole tre dita: bacchetta superiore che poggia sull’indice, bacchetta inferiore che poggia sul medio, pollice che preme entrambe le bacchette su sopraccitate dita, con l’indice che fa da dito mobile per aprire e chiudere il “compasso”! Più facile a farsi che a dirsi! ^___^
Qualcuno si aiuta anche con l’anulare per sorreggere le bacchette, ma secondo me fa venire i crampi alla mano a lungo andare!!
Mentre mi strafogavo di dumplings maiale-funghi-greggio, quindi, ho osservato la scena di questi premurosi genitori che incitavano il proprio bimbo a prendere un’arachide con le bacchette (qui le mangiano bollite come contorno, come facciamo noi coi fagioli, più o meno! Non sono salate!). Fra successi e insuccessi, ne è venuta fuori una scena che mi è sembrata veramente carina! Una delle meraviglie inducibili da una cultura tanto diversa dalla nostra, meglio anche di tanti paesaggi o monumenti da vedere!
Ah, ho fatto in modo che i genitori non si accorgessero del fatto che stavo girando il video, ma non ce ne sarebbe stato bisogno! Qui se una persona, anche straniera, si mette a far foto al bimbo, invece che essere additato come pedofilo e cadere preda di isterie collettive autoinnescanti (leggi rischio di linciaggio), riceve un sorriso e il bimbo viene invitato a salutare (ovviamente col segno di Vittoria)!! Poi con gli stranieri i cinesi hanno un rapporto tutto particolare e più volte mi è capitato che perfetti sconosciuti mi chiedessero di posare con la loro bimba per una foto, proprio perché la bimba era incuriosita da uno così diverso da loro! Magari è anche una sorta di razzismo e a volte mi sono anche sentito un fenomeno da baraccone, ma un bimbo è un bimbo e la loro era curiosità, non paura o diffidenza a priori! Devo dire che anche dei ragazzi adolescenti mi han chiesto di posare con loro, ma credo che si tratti di “ammirazione per l’occidente”!
Ecco il video, la qualità non è delle migliori (e nemmeno la scenografia, per colpa mia! :P) ma d’altra parte il cellulare col quale l’ho girato è “made in Cina purosangue”!! ;)
lunedì 19 maggio 2008
Noodles per tutti i gusti!
Nel 2002 sono stato in Giappone, giusto a ridosso dei mondiali di Calcio che però non ho visto (nei quali, vorrei ricordarlo per dovere di infamia, fummo eliminati dai Coreani del Sud con un goal di testa, dico, DI TESTA DAI COREANI), e una delle cose che ricordo con più malinconia sono le varie e buonissime zuppe di spaghetti, i raimen.
Qui in Cina cucinano dei piatti del tutto simili, quindi una delle mie più grandi soddisfazioni, durante i primi tempi di ambientamento, era quella di provare a casaccio qualsiasi pietanza contenesse spaghetti in brodo!!
Ovviamente le prime volte non avevo la più pallida idea di come ordinarli, quindi mi limitavo ad indicare ai camerieri i piatti dei vicini avventori. D’altra parte i ristoranti con dotazione di menù con figure, nel posto dove abito, non sono molti! Un bel giorno però delle ragazze, mosse a compassione ed essendo in grado di parlare un pochino di inglese, decidono di svelarmi il segreto e di spiegarmi la parolina magica: mian tiao (pronuncia: mien tiao, facile dai!). Alla fine mi sono studiato e imparato anche gli ideogrammi per riconoscere gli spaghetti normali, quelli di riso, i tagliolini, il riso, vari tipi di carne ecc. ecc., direi che posso sopravvivere per diverso tempo!! ^__^
I noodles cinesi, infatti, sono di vario tipo. Quelli di riso sono sottilissimi, tutti noi li conosciamo grazie ai ristoranti cinesi in Italia, mentre quelli di soia sono spessi quanto dei bucatini, ma molto mollicci, semitrasparenti e scivolosi e sembrano dei lombriconi impressionanti. Poi ci sono quelli di farina di grano.
Questi ultimi sono i più diffusi e sono del tutto simili ai nostri, ma dentro le zuppe vengono serviti superscotti, praticamente un orrore se uno si aspetta di mangiare un piatto di spaghetti italian-style! Ma è sufficiente abbandonare gli stereotipi e la nostra malsana abitudine di cercare cibo italiano all’estero per poter assaporare questa delizia!!
Vengono serviti, come già descritto in un post precedente, in un brodo con una temperatura da termofusione nucleare, la sopportazione della quale è spesso complicata da abbondanti aggiunte di peperoncino piccante! Lo si può intuire anche dal colore del brodo!
Come tanti piatti asiatici, anche questo contiene carne e/o verdure e/o funghi tale da renderlo un piatto completo.
La faccenda dell’alta temperatura si potrebbe anche risolvere se non fosse che in Cina non si usano le forchette! Coi bastoncini le cose sono complicate: una volta “afferrati” gli scivolosissimi (in quanto appesantiti dall’acqua) vermacci, non si può restare a guardarli e farli raffreddare perché ricadono inesorabilmente nella tazza!!
Questo il motivo per cui i cinesi mangiano, testa sul piatto, portando velocemente gli spaghetti alla bocca e aspirandoli rumorosamente subito dopo (e qui è praticamente buona educazione)! Per selezione naturale i cinesi devono necessariamente aver sviluppato una mucosa buccale da mangiafuoco, in quanto l’aspirare brodo e spaghetti, senza dar loro il tempo di raffreddarsi, porterebbe ustioni almeno del secondo grado a chiunque!! Credo di far pena a tutti quando, con i lacrimoni agli occhi, porto alla bocca due-tre miseri fili di spaghetti dopo averli soffiati come fa la mammina con la pappa!
Sono utilissimi durante il rigidissimo inverno pechinese, dato che la combinazione peperoncino-incendio riesce a far sudare anche con –20°!! Quando la temperatura del brodo diventa compatibile con la vita umana e degli strati epiteliali, se ne può apprezzare la bontà: è quasi sempre uno squisitissimo brodo di carne e verdure, condito generalmente con molta salsa e semi di soia. E gli spaghetti devono essere scotti, se fossero al dente non si apprezzerebbe la bontà del piatto e gli spaghetti stessi sarebbero meno saporiti!
In Giappone i noodles venivano solitamente cotti in sudicissimi boiler, mescolati con mestoloni di legno, serviti in ciotole di legno e dovevamo mangiarli con cucchiai di legno. Roba da far ordinare, in Europa, l’incendio immediato da parte dell’ASL! Qui in Cina almeno hanno la buona abitudine di usare ciotole e bacchette/cucchiai di plastica o ceramica, ma anche in Giappone il sapore era talmente buono che preferivamo rischiare la salute piuttosto che privarcene!
Oltre che in zuppa i noodles possono anche essere serviti “all’asciutto”, con verdure, noccioline, anacardi, carne di pollo, manzo o maiale e altre varie combinazioni. In questo caso si possono assaggiare un po’ più al dente e non sfigurano davanti ai primi italiani.
Nei supermercati si possono trovare tutti i tipi di noodles utilizzati comunemente dai ristoranti. Anche in scatola, liofilizzati: basta aggiungere acqua calda, versare le bustine con carne disidratata, verdure disidratate, brodo disidratato e olio di soia. Sono popolarissimi, economicissimi e non sono nemmeno malaccio, diciamo che per i cinesi sono l’equivalente del nostro panino!
Ma in alcuni ristoranti, a volte anche nelle mense universitarie, la preparazione dei noodles è affidata a dei veri e propri prestigiatori. Sì, chiamarli cuochi è riduttivo!
Nel filmato che vi propongo qui sotto si può intuire la magia. Avevo ripreso anche io, col mio nuovo telefonino comprato causa furto, un cuoco intento nella preparazione dei noodles, ma le immagini facevano veramente schifo e il soggetto era lontano. Poi ho trovato questo meraviglioso filmato su youtube, dovete assolutamente vederlo!! Il cuoco riesce, con il solo ausilio delle mani e delle dita, a preparare dei noodles “fatti in casa”, espressi, tutti delle stesse identiche dimensioni (io sono rimasto sbalordito nell’osservare la precisione dello spessore di ogni spaghetto!) e di una bontà infinita, niente a che vedere coi noodles dei supermarket già tagliati.
Non c’è trucco, non c’è inganno e soprattutto non c’è coltello né trafila!! Semplicemente incredibile!!
venerdì 16 maggio 2008
Ingegneria edilizia cinese
Sottotitolo: nuovi concetti di integrazione ambientale
Qui a Pechino a volte sembra di stare in un cantiere perennemente aperto. I vecchi palazzi vengono demoliti senza tanti complimenti da un giorno all’altro. A volte così tanti cantieri si aprono contemporaneamente, che l’aria si carica di un poco salutare pulviscolo di macerie che si frammista al già abbondante inquinamento.
E’ successo anche davanti al palazzo dove lavoro: un edificio vecchio è stato buttato giù e un nuovo muro perimetrale di recinzione è già stato costruito intorno.
Ma…come risolvere il problema di un bell’albero che aveva deciso di crescere proprio sul percorso del muro?!
E qui i nostri cinesi, nonostante non abbiano ambientalisti a protestare davanti alle opere di nuova costruzione, hanno trovato una geniale quanto artistica soluzione per non abbattere l’albero, ottenendo nello stesso tempo una poetica integrazione fra urbanizzazione e natura.
Merita entrare più nel dettaglio della porc opera di “integrazione urbanistica”. Ci sarebbe stato già molto da discutere, riguardo le scelte estetiche, se l’albero fosse solo stato circondato dal muro. Ma non sarebbe stato originale - né geniale - limitarsi a questo. L’integrazione doveva avvenire proprio in maniera completa e amalgamante, gettando un vero ponte fra potenza della natura e potenza dell’essere umano. Quindi era necessario stabilire un contatto fra la lignina e i minerali di calcio del cemento, murando nel vero senso della parola il fusto dell’albero dentro un buco!
Una perfetta rifinitura va a completare l’opera, grazie ad un’elegante intonacatura che, ancora con velleità poetiche, si spalma delicatamente lungo il fusto del nobilitato albero. Notevole la sfumatura che unisce il muro alla corteccia.
Non credo che occorra essere figli di muratori o di intonachini, come me, per intuire cosa succederà al muro non appena l’albero deciderà di crescere anche di 1 solo paio di millimetri. Basterà un po’ di pioggia, di umidità per far rigonfiare il legno e, PATATRAC, prima salterà via l’intonaco e poi, col tempo e la crescita, il muro verrà inesorabilmente disgregato dalla forza dell’albero!! A volte perfino l’erba riesce a crescere attraverso il cemento, figuriamoci un albero!!
Io non vorrei fare facili sarcasmi, però spero che non siano stati applicate le stesse competenze edilizie per costruire la diga più grande del mondo (la Diga delle Tre Gole, [link]che ha già cominciato a creare seri problemi di pericolo e inquinamento e chi odia gli ambientalisti dovrebbe leggere sto articolo) e il ponte più lungo del mondo a Shanghai, una roba transoceanica di 36 Km!! Senza contare che hanno iniziato i lavori per il “Drago” che unirà Shanghai all’isola-porto di Chongming.
A parte le battute sulle pensate creative di simili artisti, la cosa mi ha fatto riflettere sui materiali e i progetti coi quali possono essere stati realizzati i palazzi crollati nelle zone colpite dal recente terremoto. Dalle immagini televisive si notano delle zone completamente e letteralmente rase al suolo. Altri palazzi, forse costruiti con minor leggerezza rispetto alle minime conoscenze antisismiche, sono rimasti perfettamente in piedi o per lo meno non sono collassati su se stessi, permettendo agli occupanti di salvarsi la pelle.
Vero è che un terremoto da 7,8 Richter disintegra quasi tutto, ma son convinto che con materiali adatti e una buona ingegneria le vittime sarebbero state di meno in altissima percentuale. Voglio dire…non è normale che muoiano 1000 persone in una volta nel crollo di una sola scuola. Significa che non è semplicemente crollata…si è liquefatta in un istante!!
Come al solito, una “pioggia sul bagnato” che colpisce ovviamente le classi sociali più disgraziate, esattamente come è successo per l’uragano Katrina a New Orleans, per lo tsunami+terremoto nell’Indonesia e per il ciclone in Birmania…
martedì 13 maggio 2008
Una cena di lavoro (tipica) e il terribile erguotou
Era nell’aria…lo sentivo che c’era odore di imboscata, prima o poi doveva accadere e io non potevo sottrarmi.
Sono scampato all’arresto e sopravvissuto al terremoto, ma ieri sera ho subito la devastazione degli organi interni soprattutto a carico di stomaco e fegato!
[TERREMOTO: qui a Pechino in pratica non si è sentito, la distanza fra Beijing e l’epicentro Beichuan è pari a quella che c’è fra la Toscana e la Danimarca. Nonostante questo c’è chi giura di averlo sentito, ma qui nessuna scena di panico o evacuazione di edifici come dichiarato dai giornali. La Tv trasmette in continuazione le immagini dei paesi devastati e rasi al suolo o di strade invase da enormi massi, anche molto lontano dall’epicentro. Uomini in divisa arancione, che ricordano tanto i pompieri dell’11 settembre a New York, estraggono continuamente persone vive dalle macerie e il tutto viene trasmesso con un inspiegabile sottofondo di una musica classica in un tragico “Mi minore” -___- ]
Ieri sera, verso le 17, mi si avverte che noi del laboratorio avremmo cenato tutti assieme. Cenare, qui in Cina, significa abbuffarsi all’ora di merenda, visto che verso le 17:30 i cinesi cominciano a scalpitare per andare a mangiare. Ringraziando per l’anticipatissimo preavviso (sempre così, non ho mai capito perché i cinesi danno per scontato che uno non abbia mai di meglio da fare!!), mi preparo psicologicamente alla sfida che ero sicuro mi sarebbe stata lanciata: i brindisini (o cambei), con intento omicida, a base di shottini alla goccia di erguotou (pronuncia “arguotou”) .
L’erguotou, che per comodità d’ora in poi chiameremo “veleno”, è un distillato malefico ma in compenso disgustoso, appositamente pensato per rincoglionire la gente e rendere i rapporti sociali più semplici. Ne vendono di tantissimi tipi, di solito quello buono per le cene va dai 55 ai 70° in percentuale di alcool. E ne bevono come fosse succhino di frutta.
E’ molto simile, come sapore, a quello della nostra grappa più scadente. Solo quelli veramente costosi sono gradevoli al palato ma, come già accennato, questo distillato non serve per deliziare il palato durante il pasto. Infatti già il fatto di bere un distillato durante i pasti la dice lunga sul suo reale valore organolettico.
Quello più scadente è praticamente imbevibile e viene venduto spesso in buste di un materiale simile alle sacche da flebo (davvero!), forse per poter assumere il liquido senza doverlo necessariamente bere!! Sa di alcool denaturato, lo trovo orripilante, tanto che ne ho comprato un bicchiere (si, lo vendono anche in bicchieroni mal chiusi) solo per disinfettare le superfici, visto che non ho trovato l’alcool “rosa”. Non è una battuta!!
Il tutto parte sempre come un gioco. Ti riempiono il bicchierino (del tutto simile ai nostri da grappa) fino all’orlo mentre la tazza per il tè va riempita solo fino a metà. Questo è per buona educazione. E il bicchiere non deve mai essere vuoto, sempre per buona educazione. Si viene invitati al brindisi (non col tè, ovviamente) e si può scegliere se buttar giù tutto il bicchiere di birra o di veleno. Se la serata prende bene si accende la sfida a chi riesce a stare in piedi alla fine della cena e, al grido di “cambei!”, i brindisi vengono fatti solo col veleno e alla goccia. E per educazione il bicchierino è immediatamente ricolmato dal commensale vicino. Eravamo 3 uomini ieri sera e 5 donne, ma di solito le femmine non partecipano a queste competizioni testosteroniche.
E’ partita la sfida, lo sapevo che aspettavano al varco lo straniero. Io, Hong Xia (responsabile del laboratorio) e un ragazzo che non ha mai digerito di essere stato umiliato a ping pong, sport nazionale, da un italiano. Immaginate che 11 cinesi arrivino a lavorare da voi e facciano sempre il culo a 11 italiani nelle partite di calcio…l’odio nasce spontaneo, così come il senso di rivalsa!
Dopo i primi 3 shottini quasi consecutivi avverto il “perdente a ping pong”, ovviamente in lingua cinese, che lui non ha idea di quanto può bere un italiano, soprattutto io!! Non sembra preoccupato, però ho fiutato l’odore della paura.
Le portate, tutte gustose specialmente lo stinco di maiale e le cappesante coi noodles (spaziali…devo tornare in quel ristorante solo per quelle!!), si susseguono secondo tradizione, poggiati su “la ruota della fortuna”.
“Della fortuna” perché, dato che i piatti sono in condivisione e, girando la ruota, ognuno prende il cibo con le proprie bacchette (a più riprese), ci si deve appellare alla Dea Bendata nella speranza che i propri commensali non siano affetti da strane ed esotiche patologie infettive.
Al quinto cambei prendo coscienza del fatto che sono in grado di capire perfettamente tutto quello che i miei compagni si dicono fra loro.
Due bottigliette da 100 ml sono seccate. Il “perdente a ping pong” decide di ordinare altre due bottiglie. E’ una vera sfida Italia-Cina.
Al sesto cambei ridevo delle loro battute con gusto. Mi accorgo che il responsabile di laboratorio, Hong Xia, comincia a barare tentando di non deglutire tutto il contenuto del suo bicchierino, ma lo rampogno con gli occhi e trangugia.
Dopo il settimo cambei lo vedo cambiare espressione: ha una faccia fra lo stupito e il divertito e si porta entrambe le mani alla bocca come per meravigliarsi di qualcosa. E’ il chiaro segno che si dovrà ritirare dalla competizione, fuori uno!
Nel frattempo divento capace di parlare fluentemente e senza accento la lingua cinese.
Comincio a bere birra (il tè non è da uomini quando parte la sfida) per cercare di neutralizzare un po’ l’effetto del veleno…la birra cinese farà 3-4° di alcool, grande strategia! Il mio compagno di ping pong non si dà per vinto, sembra lucido come sempre (cioè come Ciccio di Nonna Papera) e allora faccio la spavaldo, ostentando sicurezza per spaventarlo, riempiendogli il bicchiere e invitandolo al cambei.
[E’ una tecnica che mi è servita anche per vincere una partita a scacchi (l’unica che ho vinto) al torneo semilampo a Pontedera (Pi): il mio avversario aveva commesso una leggerezza di poco conto, ma ho cominciato a effettuare le mie mosse con una sicumera e con una velocità mai viste (ovviamente non avevo idea di cosa stessi facendo). Questo lo ha mandato nel pallone totale, ha esposto la regina e, ZAC, da vigliacco quale sono, gliel’ho soffiata quando di solito si concede una seconda possibilità di fronte a tale macroscopico errore!! :D ]
Siamo al nono cambei e comincio a rendermi conto di potermi esprimere senza problemi nei quattro dialetti cinesi più usati. Scelgo di utilizzare quello cantonese in luogo del banale mandarino, anche in onore al Maestro Pai Mei della Sacra Scuola Shaolin comparso nel secondo volume di Kill Bill.
In tavola arriva, quando credevo che il pasto fosse finito, una vassoiata di maiale con castagne, tanto per stare leggerini, e una zuppa con dei noodles lunghissimi che per prelevarli mi son dovuto alzare sulla sedia. Tutto buono!!
Ma al decimo cambei cominciamo a vacillare tutti e due e le bottiglie di veleno sono ormai esaurite. Non ne ordiniamo più e l’ho trovato un peccato, perché ormai avevo la piena padronanza dei miei nuovi superpoteri, grazie ai quali potevo leggere gli ideogrammi, esprimermi parlando in ideogrammi e farli volteggiare in aria come in "Minority Report".
Nessuno di noi due vuole mostrare di essere pieno fino agli occhi e facciamo una fatica immane a tornare indietro senza vacillare. Non posso dire di averlo sconfitto, ma lui c’è rimasto male, ne son convinto!! Però io poi mi fermo per un gelato (terribile) con gli altri, lui e l’altro se ne vanno con la coda fra le gambe.
Realizzo di dover tornare in lab. per riprendere il pc: 6 piani di scale, non abbiamo l’ascensore. Volevo morire…
Finalmente guadagno camera mia e riesco a trovare le forze per una doccia. L’indomani troverò il reggi-asciugamano divelto!!
Cerco di stendermi e mi devo subito rialzare per andare a vomitare. E’ la seconda volta che mi succede in vita!! Stavolta però ho evitato di lavarmi i denti, visto che la prima volta che ero così gonfio (credo 12 anni fa) mi sono massacrato in modo ignobile le gengive che poi ho fieramente mostrato alla mia cara amica Lucia (te lo ricordi eh?!?! ^___^).
In laboratorio ovviamente la parola d’ordine è stata “dissimulare”, quindi ho salutato tutti con uno splendido sorriso e barba appena fatta, senza nemmeno un taglio per mostrare lucidità mentale. Il “perdente a ping pong” non si è visto fino a tardi!! Magari ha avuto mille motivi, ma io mi arrogo la vittoria ai punti!
giovedì 8 maggio 2008
De rebus Cinae: 3° e ultima parte
Sottotitolo: La censura, il consenso popolare, Tibet e occidente
Prosegue il pippone infinito sulle questioni politico-sociali della Cina. Oggi affrontiamo l’argomento delle strategie del regime, censura in primis. E dovrebbe essere l’ultimo dei capitoli “proibiti” e “stra-lunghi” ! ;)
Devo dire che la censura e la propaganda cinese hanno fatto un lavoro magistrale, di una finezza squisita e di un’intelligenza strategica comune a pochi altri regimi che io ricordi.
Il cinese medio accoglie in maniera pressochè totale la versione del governo cinese riguardo il cosa pensi l’occidente dell’indipendenza del Tibet e di altre questioni. Oltre ad affermare che la cosa sia un affare interno, la convinzione diffusa, grazie alla propaganda di regime, è che la stampa occidentale stia ordendo per conto dei propri governi delle trame anti-cinesi in modo da favorire l’indebolimento della Cina che sta diventando economicamente troppo forte e quindi fa paura all’occidente. Da una parte non fa una grinza e, oltre a poter essere anche un po’ vero, questa ipotesi inorgoglisce non poco la popolazione, la quale vi crede volentieri.
“they distorce the reality”, vanno ripetendo. La stessa identica versione che potete trovare sui siti di informazione cinese nella versione inglese: http://www.chinadaily.com.cn/
Ho avuto un bel da fare col ripetere che se tutto il mondo, dalla Grecia al Canada e via dicendo, dà la versione A della faccenda (cioè che la Cina reprime violentemente anche manifestazioni pacifiche creando centinaia di morti per un qualcosa che dovrebbe essere un diritto), mentre solo la Cina fornisce la versione B (vedi sopra) censurando sistematicamente tutte le versioni che si avvicinano ad A, forse un qualche dubbio sull’onestà del governo cinese ce lo si può porre. La reazione è stata quella di chi non vuol credere. Nessuno crede ai massacri per le feroci reazioni cinesi o ai soprusi che la popolazione tibetana è costretta a sopportare, soprattutto nessuno sa che che le autorità cinesi decidono a tavolino quali siano le reincarnazioni dei Buddha da imporre ai tibetani. Questo è ancora più sorprendente se si pensa che i cinesi sanno benissimo che molte notizie vengono filtrate dal governo.
Ho provato ad esplorare anche nella memoria dei fatti di Piazza Tian’ an men: la repressione da parte dell’esercito è stata necessaria perché gli studenti hanno ucciso dei poliziotti, secondo i nostri cinesi.
Così come il Dalai Lama è una persona deprecabile e ha fatto uccidere migliaia di persone…e non provate ad affermare il contrario perché la reazione è in un pugno chiuso che volteggia minacciosamente in aria!! Mi veniva proprio chiesto, con stupore: “davvero pensi che il Dalai Lama sia una brava persona?!? Vuol boicottare le olimpiadi, ha organizzato la protesta appositamente in questo periodo!”. Non c’è modo di far passare il concetto che il Dalai Lama ha appoggiato ufficialmente le olimpiadi: una cosa è chiara, il governo vuole che il Dalai Lama sia odiato e ci riesce.
In bus mi hanno chiesto se sono francese (di nuovo!) …quando ho detto che non lo ero e ho visto sorridere l’interlocutore ho capito il motivo, confermato dal suo “I hate france people” ! Il motivo risale alla protesta contro la fiaccola olimpica e l’annuncio della mancata partecipazione di Sarkozy alla cerimonia di inaugurazione.
I compagni di laboratorio coi quali ho provato a discutere hanno anche dimostrato di “aver voglia di conoscere”, provando a fornirmi “prove” di quello che dicevano, mostrandomi siti web con foto che dimostravano non ho capito bene cosa (niente!!). Immagino volessero mostrarmi le discrepanze fra la loro realtà e ciò che invece ha pubblicato la stampa straniera. Ho fatto notare loro come io non fossi in grado di fare altrettanto per difendere la stampa internazionale, dato che qualsiasi sito a favore della mia tesi era censurato in maniera efficacissima dai sistemi di controllo cinesi. Nessun sospetto di malafede, per i nostri cinesi, per questo atteggiamento censorio: il governo vuole solo nascondere le menzogne. Una battaglia persa.
In effetti il governo cinese opera un’abilissima censura su molti siti che riguardano il Tibet o altre questioni da loro giudicate “inopportune”. Una censura che colpisce alcuni siti in maniera permanente, altri solo temporaneamente. Questo grazie a filtri posti a livello di centrali posizionate su tutte le dorsali di connessione ad internet. Migliaia di “addetti alla censura” lavorano incessantemente per captare la digitazione di parole “proibite” o “chiave” e monitorare ciò che viene raggiunto con tali parole. Il risultato non è niente di grave: semplicemente dopo un po’, se il sito raggiunto è giudicato “non conforme”, viene reso indisponibile e il tentativo di raggiungerlo nuovamente (a volte anche da parte di altri) restituisce un neutrale e insospettabile “page not found”, così non si può dare la colpa a nessuno.
Ammetto di non aver ben chiaro cosa succeda in realtà e se ci sia una sistematicità in questo tipo di censura. Però da quando sono arrivato in Cina non sono riuscito ad avere accesso a wikipedia se non nelle ultime 3 settimane e in maniera non continuativa, dato che il sito riporta troppe informazioni riguardo le malefatte del governo cinese. Durante i periodi degli scontri a Lhasa erano diventati improvvisamente inaccessibili anche youtube e i siti di canali di informazione in inglese come CNN, NBC e BBC, ora di nuovo raggiungibili. Molti blog, compreso il mio in quanto blogspot.com è piuttosto diffuso, sono anch’essi spesso inaccessibili (il mio anche adesso non si può visualizzare da qui). Le prime pagine di questo blog le ho, infatti, dovute pubblicare utilizzando un proxy, che mi è utilissimo anche nei momenti di “oscurità” per raggiungere anche gli altri siti proibiti.
Per esempio proprio ora ho digitato su google immagini “repressioni Lhasa” e, a parte il fatto che mi si sono aperte poche immagini, adesso il sito google.it non è più raggiungibile. Sono sicuro che lo sarà fra un po’ ma…sarà solo coincidenza?? Può darsi, ormai non mi stupisco più di nulla!
I programmi televisivi e le testate dei quotidiani seguono la stessa linea editoriale: il governo cinese spende proficuamente tantissime energie per applicare in maniera capillare la censura sui mass media e visti i risultati sulla popolazione direi che sta facendo un lavoro “eccellente” al fine di ottenere il suo scopo.
Due righe personali sulla questione tibetana e diritti umani:
Dalle notizie storiche che ho ricavato un po’ oovunque, il Tibet è stato “conquistato” varie volte dalla Cina, l’ultima nel 1949 dalla Repubblica Popolare Cinese. Sempre che si possa parlare di “conquista”, dato che siamo di fronte a una popolazione pressoché disarmata e incapace di reggere qualsiasi tipo di attacco da parte di un esercito. Un po’ come rubare le caramelle a un bambino.
Nonostante questo aspetto mi rendo conto che l’occidente si riempie troppo presto la bocca di valori e ideali che freme di esportare al di fuori dei propri confini, spesso con successo come per la democrazia in Iraq (mi scuso per la facile ironia).
L’occidente vuole che la Cina permetta la separazione del Tibet dalla Cina in quanto il principio di auto-determinazione nato dopo la prima guerra mondiale ci pare un diritto inalienabile. Purtroppo dobbiamo fare i conti su ciò che gli altri non pensano che certe cose siano inalienabili. Alla fin fine quando “Bossi & Compari di merende” gridano alla secessione e vanno a prendere ampolle d’acqua alla fonte del Po’ ci ridiamo un po’ su, dato che ci pare un’ipotesi tutt’altro che realistica. E non possiamo ignorare ciò che i cinesi, quindi il governo cinese, non hanno intenzione di fare e vedono anch’essi come non realistico: concedere l’indipendenza (e lasciar libero corso alla democrazia) a Tibet e Taiwan (ecc. ecc.).
La cosa che è assolutamente condannabile, piuttosto, è l’utilizzo di metodi repressivi più che violenti per mettere a tacere le voci di protesta tibetane. Il governo cinese non è mai stato tanto dolce nei confronti di chi gli dà torto e cerca di imporre idee diverse da quelle “allineate”.
Nell’ultima protesta tibetana sono stati commessi degli errori imperdonabili, dato che le manifestazioni non sono state completamente pacifiche. Sono stati effettivamente riportati danni a cose e persone, dal ferimento di poliziotti all’uccisione di cittadini.
I tibetani, dal canto loro, hanno buoni motivi per protestare e desiderare di non essere governati dal regime cinese. Da anni in Tibet le autorità cinesi fanno sì che vengano assunti, nei vari posti di lavoro, “cinesi di fiducia” (importati e con famiglia al seguito da sistemare) in modo preferenziale rispetto ai “tibetani indigeni”, che in questo modo hanno montato odio verso i cinesi. La situazione economica degli autoctoni, infatti, va peggiorando e durante le proteste sono stati attaccati dei cittadini cinesi: alcuni pare siano morti e i loro negozi bruciati.
La Cina ne ha approfittato per creare consenso verso la sua reazione e colpire più duro che poteva, aprendo il fuoco alla maniera cinese ([link]Tian’ an men docet). E’ come andare a rompere i coglioni a uno come Mike Tyson dandogli un calcio in culo: non ci si può aspettare comprensione o una risata.
Vs.
Le critiche contro questi sistemi repressivi sono legittime e doverose, ma mi viene in mente, tanto per fare 1 solo esempio pur avendone in testa molti, la ronda contro gli accampati in Val di Susa contro la costruzione della TAV, durante la quale anche molti anziani si son visti svegliare nel cuore della notte per una razione di manganello.
E cerchiamo di ricordare cosa è successo fino agli anni ’80 agli irlandesi che manifestavano per l’indipendenza dell’Irlanda. Questione di diritti umani. E i cinesi lo sanno che noi li critichiamo per i diritti umani, ma la domanda che loro si pongono è: perché aver bisogno di diritti umani?” Non ne abbiamo bisogno, la Cina è una mamma severa ma buona e picchia solo i cinesi cattivi. E non dimentichiamoci che stiamo criticando Mike Tyson per non esser capace di usare il dialogo, quando non è mai stato capace di farlo.
Ma ancora una volta l’occidente guarda sempre ai diritti calpestati dagli altri. Stessa ipocrisia utilizzata per convincerli ad inquinare di meno e per la questione del [link]dumping economico . Ci dimentichiamo però che è stato proprio la possibilità di inquinare indiscriminatamente, ahimè, che ci ha dato questo grado di benessere economico e non considerando che in media un americano inquina quanto 5 cinesi. E adesso ci aspettiamo che loro facciano diversamente proprio nella fase del loro maggiore sviluppo economico??
E cosa dire del fatto che sovvenzioniamo i nostri agricoltori rendendoli slealmente concorrenziali e competitivi con gli agricoltori africani e sudamericani, provocando la loro rovina economica nelle loro terre madri (salvo poi volerli cannoneggiare qui quando cercano di emigrare qui)? Anche questo è una sorta di dumping ma nessuno fa finta di accorgersene.
Insomma, nessuna giustificazione ai metodi dittatoriali e violenti dei cinesi, però non si può non capire certe sconcertate reazioni cinesi di fronte alle richieste di un “resto del mondo” che di porcate ne ha fatte pure troppe. Francamente non credo che abbiamo l’autorità morale per dir loro più di tanto…
E direi che con questo possiamo concludere per tornare alle solite cazzate più leggere! :)
lunedì 5 maggio 2008
De rebus Cinae: 2° parte
Sottotitolo: Le questioni interne, il pensiero del popolo e le sue origini
Dopo una lunga pausa di 4 giorni mi accingo a completare la parte più pericolosa delle mie esternazioni cinesi! Per il 1 maggio in Cina sono previsti ben 3 giorni di festa!! Ma considerando che il 1 maggio era di giovedì, alla fin fine il tutto si è rivelato in un bel ponte di 4 giorni comune anche ad altri paesi, almeno credo!
Dicevamo di come il solido rispetto delle categorie confuciane rende i cinesi così obbedienti alla Mamma nazione (o al Padre regime se preferite), da risultare acritici nei confronti della mancanza di diritti come la possibilità di votare o di libera espressione.
Nella bandiera cinese ogni stella rappresenta i “dualismi” dei rapporti interpersonali così come Confucio li aveva concepite:
principe/suddito
padre/figlio
fratello maggiore/fratello minore
marito/moglie
amico anziano/amico giovane
Il più importante in ognuno di questi dualismi comanda sul secondo, il quale deve obbedire in cambio di sicura protezione. Se queste piccole scale gerarchiche vengono rispettate, cioè se “ognuno restasse al proprio posto” senza pretendere altro, tutto funzionerebbe a meraviglia.
Nella società cinese non è quindi prevista parità o democrazia per tradizione e ognuno è tenuto a svolgere un proprio “ruolo di comando o di obbedienza” affinché la società prosperi.
Siccome ho intenzione di parlare di Tibet, Taiwan e indipendenza, ho bisogno di introdurre un altro concetto fondamentale per capire la posizione del cittadino cinese medio riguardo questi scottanti argomenti (se non avrete più mie notizie o se vi accorgete che il blog non viene aggiornato per più di 10 giorni, please, che qualcuno contatti l’ambasciata italiana in modo da venirmi a prelevare dalle non-patrie galere! ^______^’) .
Breve storia della Cina e del suo senso di appartenenza ad un’unica grande nazione
Il senso di nazionalità e l’importanza dell’unione è un valore che raggiunge alti livelli di paranoia sia nell’apparato statale sia, di rimando, nella popolazione. Questa assorbe tali preoccupazioni grazie alle istintive paure primordiali cinesi. In pratica i cinesi hanno storicamente una fottuta paura di essere deboli e sottoposti a conquiste esterne. La Grande Muraglia, sforzo difensivo tanto bello quanto inutilissimo, ne è un simbolo: più di 6200 Km di mura costruite in varie tappe solo per paura delle invasioni da parte delle bellicose popolazioni del nord, ma ostacolo fin troppo facile da aggirare.
La Cina non è sempre stata unito, bensì formata da vari staterelli che muovevano continuamente guerra fra loro fino al XVII secolo e sono stati periodi particolarmente bui per tutta la popolazione, soggetta continuamente a saccheggi, destabilizzazione e decadenza.
Il “periodo degli stati combattenti”, fra il IV e il III secolo a.c., ha visto una prima unificazione della Cina, quando nel 246 a.C. Ying Zheng si proclamò imperatore dello stato di Qin (si pronuncia “Cin”, da qui il nome Cina). Tutte le unità di misura vennero unificate, così come la moneta e la scrittura, dando inizio ad una omogeneizzazione culturale che alla lunga si è rivelata sicuramente un bene per il paese. Costruì strade e tornò sui lavori alla Grande Muraglia, ma l’imperatore era anche molto odiato in quanto non esitava ad eliminare fisicamente chiunque gli si parasse contro, oltre ad aver costretto molti contadini ad arruolarsi e aver gettato tutti nel caos per l’adozione di monete e misure uniche. Era tanto soggetto ad attentati da essere costretto a subire un isolamento quasi totale e nessuno poteva avvicinarglisi entro 100 passi se non con particolari permessi e/o meriti.
Da qui nasce la storia del film “Hero”, se non l’avete visto e non volete che vi rovini il finale passate oltre questo paragrafo. E’ la storia di un tentativo di attentato da parte del protagonista che fingendo di aver ucciso i 3 più pericolosi attentatori dell’imperatore riesce a fare in modo di essere accolto dall’imperatore solo a 10 passi di distanza, lunghezza dalla quale lui, grande guerriero ma sconosciuto alle polizie, può sferrare un rapidissimo colpo mortale. Il film è girato in Cina e si vede!! Infatti alla fine il grande guerriero desisterà dall’uccidere l’imperatore, che diventa simpatico allo spettatore, in quanto capisce che l’unificazione della Cina, anche se ha fatto male a molti, non è altro che un progetto destinato al bene collettivo e per questo sacrificherà felice la sua vita.
La Cina ha poi visto altri periodi bui di frammentazione politica e di caos, fino al 1644 sotto la dinastia Qing che è sopravvissuta fino al 1912 quando nacque sotto proclamo, in seguito a una rivolta, l’attuale Repubblica Popolare Cinese.
Riassumendo, il concetto del sacrificio di “pochi” per il bene di tutti come traspare nel film di propaganda “Hero”, il forte senso di nazionalità e di unità alimentato dalle intrinseche paure di debolezza della propria mamma/nazione e la cieca obbedienza secondo le dualità confuciane sono alla base delle risposte che ho ottenuto alle mie domande riguardo la questione tibetana.
Inizialmente ho fatto io un po’ di domande mostrando una discreta e coraggiosa iniziativa. Poi, col moltiplicarsi delle proteste al passaggio della fiaccola olimpica, sono stati i cinesi stessi che mi hanno chiesto i motivi di tale protesta che io, ingenuamente, ho riportato loro. Lo scenario che si è profilato dinanzi è stato pressoché identico e, come anticipato, perfettamente (in modo inquietante) allineato con la volontà del regime.
Identità nazionale obbligata
In pratica ognuno di quelli con i quali ho parlato non si capacita del motivo per il quale i tibetani vogliano l’indipendenza. Ripetono che i tibetani “sono cinesi come noi”, non hanno nessun motivo per desiderare la separazione! Che il Tibet è una regione molto molto povera e non ha altro che da guadagnare dalla Cina, la quale ha fatto tanto per loro e ha permesso il loro benessere.
Vanissimi, ovviamente, i miei tentativi di introdurre il concetto di autodeterminazione nazionale, di diritto al voto per scegliersi un proprio governo, di diritto alla libertà di parola e di espressione.
Sono concetti che non arrivano proprio al cuore dell’interlocutore, parole che per loro non hanno senso: è come se un principe arabo volesse convincere una donna occidentale dell’importanza della poligamia (maschile, s’intende!)…
La cosa che più mi ha sorpreso è che sanno benissimo, e ammettono candidamente, che la ragione principale per la quale nessuno dei cinesi è d’accordo sull’indipendenza tibetana è esattamente quella che l’occidente sospetta: se si permette la separazione del Tibet, anche Taiwan e altre minoranze pretenderanno di fare altrettanto, col risultato di un indebolimento della nazione. Sacrificio di pochi per il bene di tutti. Lo ammettono e giustificano proprio con questo motivo il rigido e austero comportamento del loro governo nei confronti di dissidenti e separatisti. Un punto di vista decisamente diverso dal nostro!
Non ho usato a caso la parola “austero” piuttosto che la parola “assassino”: il sistema censorio e lo stretto controllo sui mezzi di informazione è stato abilissimo nel creare nei cinesi l’idea di uno stato severo ma buono, dato che non vengono certo ammesse le carneficine che i cronisti occidentali riportano. Severo per il bene di tutta la collettività, dato che per i cinesi la collettività e il bene di essa sono valori che vanno assolutamente al di sopra dell’individualismo, il quale, al contrario, è stato il baluardo delle conquiste illuministe dell’occidente.
Fondamentalmente, quindi, il pensiero del cittadino cinese medio è fortemente influenzato da un forte senso del bene collettivo che, alimentato da un sistema di censura efficace quanto invisibile, porta ad un consenso popolare che è ben consolidato al contrario di quanto si pensi nel resto del mondo.
Nella terza, e spero ultima, parte di questo pippone cercherò di dare un’idea di come sia stato possibile, tramite la censura e la propaganda, creare tale consenso sfruttando la tradizione confuciana e di come i cinesi vedano la “cosa pubblica” alla luce delle poche cose che sanno del loro paese e dell’occidente.