giovedì 24 luglio 2008

Guangxi – tappa 2, parte 1. Longji, la via per il paradiso

La seconda tappa del mio viaggetto nella provincia autonoma del Guangxi, era quella dalla quale mi aspettavo di più, che da più tempo bramavo e nello stesso tempo era anche quella che più mi preoccupava in quanto situata in una zona veramente fuori mano rispetto alla “civiltà”. Il luogo è presentato come culla di almeno 4 minoranze etniche, ognuna delle quali indossa costantemente abiti tipici e che vivono in case costruite interamente in legno con uno stile simile alle palafitte. In pratica l’impressione era quella di allontanarsi dalla città per andare in mezzo a delle specie di tribù in grado di modificare intere colline e interi paesaggi per la coltivazione del riso, conferendogli però forme magiche e incredibili che a mio avviso rientrano nella sfera dell’arte!

Ovviamente l’intenzione era quella di arrivare là con le proprie forze e senza l’ausilio di guide o gite organizzate. Ovvero “alla porcona”, come và và, doveva essere un’avventura! Un po’ lo è stata, ma ho dovuto assolutamente mettere da parte l’idea “tribale” che mi ero fatto di quei luoghi! Arrivarvi e tornarvi non è affatto banale e ho pensato allora di stilare una piccola guida per il “turista fai-da-te” che ha intenzione di partire alla volta di questi luoghi senza dover esser costretto dai tempi imposti da altri o da guide il cui scopo è spesso quello di portare il turista per “negozi convenzionati”.

Trovate il PDF della guida per arrivare alle “risaie a terrazzo costruite sulla schiena del drago” (dragon backbone rice terrace fields) a QUESTO link! Ma quanto sarò buono!! :)

Dopo aver raccattato il mio fedele veterinario alla stazione di Guilin ed aver oltrepassato di molto la stazione dei bus dalla quale dovevamo partire (cosa dicevo delle mie preoccupazioni? si comincia bene!), riusciamo a infilarci non senza difficoltà sul bus per Heping che ci avrebbe avvicinato alla contea di Longji nella quale si trova il villaggio di Ping’an abitato soprattutto dall’etnia Yao.
Si, lo so che sembra un po’ la storia di Pdor figlio di Khmer ecc. ecc., ma se vi concentrate vedrete che non è così complicato! ^___^
Altra contea importante per le risaie a terrazzo è quella di Jinkeng, il cui villaggio centrale è Dazhai, al quale si può arrivare, se si ama il trekking, attraverso un sentiero che collega Ping ’an a Zhongliu e quest’ultimo a Dazhai. Questo per farvi capire il percorso che abbiamo fatto. 5-6 ore e il gioco è fatto! O___o


La cartina sotto può aiutare a orientarsi in questo labirinto di nomi, cartina che ci hanno dato ad una specie di chek in al quale ci hanno spillato 50 Yuan (circa 4,5 euro) per accedere alle contee sopraccitate, mortacci loro!.





In realtà stà cartina ci ha fatto molto penare prima di capire che le posizione relative dei paesi erano più o meno geograficamente giuste…le distanze NO !!! Ecco che quando sembrava dover essere a due passi dal paese, in realtà eravamo ancora a un ora di cammino!!

Ci accorgiamo subito, quindi, che i cinesi e anche gli indigeni abitanti delle “tribù”, hanno capito perfettamente che il turista è strizzabile come un limone. Dopo il pedaggio, infatti, notiamo con disappunto che l’ingresso del villaggio è tutt’altro che contadinesco. Il sentierino, rifatto da poco, che portava al paese era in realtà un filotto interminabile di negozietti nuovi nuovi carichi di souvenir, quasi delle forche caudine dove ad ogni passo si era invitati a comprare. Primo addio al soggiorno fra i “non civilizzati”!! Il villaggio vero e proprio compare poco dopo e dà tutta un’altra impressione. Le case, molte trasformate in strutture di accoglienza, che ci si parano davanti sono delle vere e proprie palafitte (ideali per combattere le masse d’acqua e gli smottamenti durante la stagione delle piogge), e appena entrati nel vivo si viene investiti subito da un odore di legno e resina. Decisamente suggestivo!





La donnina che ci ha convinto a dormire e mangiare nel suo “bed & breakfast” (in realtà solo bed!) ci chiede subito della cena per aver tempo di prepararla. Ci fa vedere la cucina, sorprendentemente pulita e che si presentava secondo standard quasi europei, se non fosse stato per una retina sul lavandino con 3-4 rospi dentro, vivi (freschi) pronti per esser cucinati a richiesta! Scelgo una pietanza a base di pollo e mentre ci incamminiamo per una passeggiata aperitiva la donnina mi grida da lontano “ke yi maaaaaaa??”…mi volto e mi sta sventolando un pollo per chiedermi se la bestia è di mio gradimento, come si fa coi pesci nei buoni ristoranti!! Rispondo che va bene e in men che non si dica gli tira il collo…mi son sentito in colpa per almeno 30 secondi, poi abbiamo proseguito la passeggiata per i vicoletti, la gente del posto e le piccole stallette per gli animali.





La cena era ottima: pollo ruspante e pescetti di ruscello accompagnati da birra ma disturbati da una bambina obesa (e niente affatto stitica a giudicare da come lasciava il cesso, condiviso) in vacanza nel nostro stesso B&B e che voleva mostrarci il suo discreto inglese proprio durante la cena!

Di sera abbiamo avuto un altro assaggio di come i contadini si siano accorti che il turismo paga più dell’orto, dato che in un villaggetto di meno di 200 abitanti indigeni si può contare un numero di bar, pub e hotel (tutti ricavati in costruzioni tipiche restaurate o costruite ex-novo in stile) eccessivamente alto. Oltretutto erano in stile così occidentale e così ben curati nell’arredamento da far pensare che ci sia stata la mano di pesanti finanziamenti cinesi dietro. Non è possibile che dei contadini, che hanno visto i primi stranieri meno di 10-15 anni fa, riescano ad avere il gusto di buoni architetti e a trovare i soldi per tali adattamenti stilistici e per i materiali usati, riuscendo a campare di questi esercizi che erano praticamente TUTTI senza avventori a parte noi!! C’è da dire che coi prezzi che avevano (paragonabilissimi ai prezzi italiani) basta un cliente a settimana per vivere lassù e potersi permettere la Tv con la parabola, presente in tantissime abitazioni! Il mio pollo al forno, per es., è costato 60 yuan (quasi 6 euro), mica male per esser stato acchiappato nel cortile!!





Al mattino sveglia col gallo!! Maledetto…probabilmente erano le 5 o le 6 del mattino, ma ci siamo riaddormentati e ho pensato che avrei potuto vendicarmi chiedendo l’inopportuno animale per pranzo, ma dovevamo andare per terrazze!!

Finalmente le famose risaie di Longji, il vero motivo per il quale mi trovo in questo villaggio! Comincia quindi la lunga giornata di trekking. In realtà basterebbe anche solo 30 minuti di camminata per vedere lo scenario di Ping ’an, ma volevamo arrivare nell’altra contea per non perderci neanche un angolo della cosiddetta“via per il paradiso”.

Le terrazze più famose e belle sono in effetti quelle del villaggio che ci ha ospitato. Cominciate a costruire sotto la dinastia Yuan nel XIII secolo, queste coltivazioni a terrazzamenti sono in assoluto le più belle che si possano sulla faccia della terra. Al contrario di molte altre popolazioni nel mondo, questi contadini non si sono limitati a “scalettare” i fianchi di qualche collina ,bensì hanno modificato, anzi rosicchiato, intere colline, fino alla cima e per un vastissimo territorio. Il risultato, invece di fare inorridire per l’eventuale sconvolgimento del paesaggio, è clamoroso e lascia assolutamente senza fiato. Io stentavo a credere di essere (finalmente) lì, lo sguardo viene veramente riempito dai giochi di luce che queste geniali soluzioni creano!





L’acqua piovana viene raccolta in un laghetto in cima alle montagne (non so se sia artificiale o meno…) e lasciata scorrere dalla terrazza più alta a quella più bassa. Ogni terrazza è infatti come una specie di vasca, con uno scolo che lascia fluire l’acqua verso la vasca sottostante. In questo modo tutte le piantine di riso sono sempre immerse nell’acqua di cui hanno bisogno. I contadini piantano i giovani virgulti nella fanghiglia, stando bene attenti a rispettare lo spazio di cui ha bisogno ogni singola piantina. La loro precisione è maniacale, direi “da cinesi”!!





Pare che la stagione migliore per la visita sia fra aprile e maggio, ma ogni stagione dà alle risaie un aspetto diverso e altrettanto bello. A primavera le vasche sono coperte d’acqua e i giochi di luce e riflessi creati dal sole (specie al tramonto) hanno reso famose queste colline. D’estate il riso cresce e tutto si copre di un manto verde come abbiamo potuto vedere noi, mentre in autunno, unico momento dell’anno per la raccolta in questa zona, le spighe maturano e tutto diventa dorato come tanti campi di grano a scalini. D’inverno, con le colline coperte di neve, lo scenario è meno interessante.





Direi di prendere una pausa per questo racconto, visto che l’entusiasmo e la freschezza dei ricordi stanno rendendo questo post di una lunghezza insopportabile! Rimando quindi la descrizione della passeggiata e l’incontro ravvicinato con la parte più contadina delle contee alla prossima puntata!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Boia bimbo, ti stai dando veramente da fare!

Unknown ha detto...

chè no!! e tanto sono a Gello di PonZacco!! ^___^